Nostradamus, il veggente più famoso del mondo – Seconda parte

Dalla scienza al misticismo

Giulio Cesare Scaligero
Giulio Cesare Scaligero o della Scala, il suo vero nome era Giulio Bordon. E’ stato un umanista, filosofo e medico italiano. Trascorse in Francia gran parte della sua vita, per Nostradamus oltre che amico, fu anche il suo più grande mentore.

Il 1531 è per Nostradamus un anno molto importante che segnerà l’aprirsi di una nuova fase della sua vita; ad Agen, dove era ormai un medico conosciuto, incontrerà Henriette d’Encausse e la sposerà quasi subito. Quello tra Michel e Henriette sarà ben più di un matrimonio d’amore, la loro era un’affinità elettiva, Nostradamus condivise con lei i vecchi libri sui quali studiava da bambino e insieme si dilettarono spesso nella pratica di rituali magici. Ma forse, ciò che più della vita con Henrietta fu la sua morte a condurre Nostradamus sulla via del misticismo. Nel 1533, Nostradamus riprese a viaggiare per l’Europa e per il sud della Francia; come in passato, questi viaggi erano per lui fonte di grande apprendimento, ad esempio, fu proprio durante le sue peregrinazioni che conobbe Giulio Cesare Scaligero, medico intellettuale italiano che divenne presto suo amico e mentore. Nostradamus ne parlerà sempre con grande rispetto e affetto, dichiarando di dovergli molto. Non poteva sapere che di lì a poco, il fato, con macabra ironia, gli avrebbe portato via la neonata felicità. Nel 1534, Henrietta e i due figli avuti con lei si ammalarono e morirono proprio di peste, il morbo che lui era così bravo a curare, mentre si trovava lontano da casa per lavoro. La scomparsa della moglie lasciò Nostradamus sconvolto, fu allora che si avvicinò seriamente alla magia all’occultismo, specialmente allo studio della teurgia. A 47 anni, si innamorò di nuovo, questa volta si trattava di Anne Ponsart, vedova, come lui, di un ricco avvocato. Anche questo fu un matrimonio d’amore, dalla cui passione nacquero ben sei figli. La famiglia si stabilì a Salon de Provence. Qui, Nostradamus trascorse gli ultimi vent’anni della sua vita, compose le sue famose centurie dallo studiolo sito nell’alta torre della sua casa, una dimora che oggi appare modesta ai visitatori ma che per l’epoca era piuttosto lussuosa, sebbene un po’ piccola per la numerosa famiglia. Oggi la cittadina è una rinomata meta turistica dove, a distanza di più di cinque secoli, si percepisce ancora la presenza del famoso veggente: Nostradamus, sembra vegliare sui visitatori dal gigantesco murales che lo ritrae.

I primi almanacchi e trattati

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Il grande murales che ritrae Nostradamus a Salon de Provence

Forse proprio per far fronte allo stile di vita agiato e alle esigenze di una famiglia così numerosa nel 1550 Nostradamus iniziò a scrivere e pubblicare almanacchi che fornivano informazioni utili ai contadini per l’anno nuovo. Gli almanacchi di Nostradamus erano molto simili ad alcuni calendari in uso ancora oggi, come quello, ad esempio, di “Frate indovino” (manco a dirlo) perciò offrivano previsioni meteorologiche, informazioni sui raccolti e sull’alimentazione, suggerimenti su come vivere e su cosa mangiare, ricette cosmetiche e rimedi di vario genere. Riportavano, poi, citazioni dei personaggi più in voga all’epoca e notizie astrologiche e ovviamente anche profezie come questa:

“Con la Luna nuova nasceranno molti mostri, sia umani che animali. Ci saranno alluvioni e siccità. Nasceranno vescovi e moriranno principi”.

Forse furono proprio le profezie a rendere gli almanacchi di Nostradamus tanto richiesti e di moda ma di sicuro egli fu tra i primi a riuscire a guadagnarsi da vivere scrivendo almanacchi annuali. Trovò lo stesso riscontro di pubblico anche per il trattato “Cosmetici e conserve”, tutte le signore dell’epoca lo acquistarono, desiderose di avere denti più bianchi, una pelle chiara o trovare un modo per tingersi i capelli. Il libro fu un vero e proprio best seller dell’epoca e Nostradamus si arricchì notevolmente.

Il laboratorio e la comunicazione con gli spiriti

museo di Nostradamus Salon de Provence
Ricorstruzione presente nel museo di Nostradamus, a Salon de Provence

Proprio in quegli anni, Nostradamus iniziò ad approfondire le tecniche per predire il futuro, in particolare si interessò di teurgia, una pratica magica nata nel Medioevo e in uso ancora oggi, il cui fine è l’evocazione e la comunicazione con gli spiriti elevati, specialmente Angeli. Per lavorare e per potersi concentrare aveva bisogno di tranquillità e d’isolamento, così fece installare un laboratorio al piano superiore della casa. In questa stanza riusciva a trovare la giusta concentrazione per affrontare i suoi studi. Si dice che Nostradamus svolgeva gran parte del suo lavoro di notte, quando tutti i suoi figli dormivano. Otteneva le sue visioni attraverso un rituale di idromanzia monto simile a quello praticato anche da John Dee e da Cagliostro in epoche successive e descrittio dettagliatamente nell’Agenda della Mela – Divinazione, che ho curato per Brigantia Editrice. Mentre John Dee, tuttavia, si serviva per il suo rituale teurgico di una sfera di cristallo, Nostradamus fissava invece, al lume di candela, una coppa di vetro piena d’acqua purissima.

Grazie a questo rituale egli scrisse le sue famose profezie, descritte in una serie di quartine, per un totale di 1004 versi. Le scrisse in francese, ma per proteggersi da eventuali accuse di stregoneria rese i versi più sibillini possibili utilizzando anche il latino e il greco e parole anagrammate. Divise quindi i suoi scritti in dieci “centurie”, composte perciò da 100 quartine ciascuna. Completata la prima raccolta Nostradamus distrusse qualsiasi prova che l’inquisizione avrebbe potuto usare contro di lui, bruciò i suoi libri di magia dai quali aveva appreso i rituali teurgici, come scrive lui stesso in un suo diario: “possiedo volumi ce sono stati a lungo tenuti nascosti. Ma poiché temo che possano essere usati contro di me, li consegno alle fiamme.” Per questo le informazioni che abbiamo riguardo il rituale da lui usato sono così frammentarie, perché si tratta delle informazioni che egli lasciò nei suoi diari o nei suoi trattati e che riteneva non fossero compromettenti. In ogni caso, la sua raccolta “Le Profezie di Michel de Notre-Dame” furono pubblicate nel maggio del 1555, e furono acquistate presto in tutta Europa, Nostradamus aveva ormai fama internazionale.

La profezia su re Enrico II

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Copia di una traduzione inglese di Garencières del 1672, conservata alla Nixon Medical History Library della University of Texas Health Science Center at San Antonio. Img pubblicata con licenza Wikipedia Commons

Tra le quartine di Nostradamus ve n’è una che, a quanto pare, si avverò subito dopo la pubblicazione della raccolta rendendolo famoso. La quartina in questione sembra annunciasse la morte di re Enrico II, o almeno così fu interpretata all’epoca.

“Il giovane leone il vecchio sovrasterà in campo bellico in singolar tenzone: nella gabbia d’oro gli occhi gli trapasserà. Due fratture in una, poi morirà di morte atroce”.

Oggi questi versi ci sembrano molto difficili da decifrare ma nella Francia del XVI secolo erano quasi cristallini. La trentacinquesima quartina della prima centuria di Nostradamus fu subito interpretata come un chiaro suggerimento che Enrico II, Re di Francia, sarebbe morto durante un torneo. La regina, Caterina de Medici, credeva alla profezia e per questo motivo desiderava che il marito si astenesse dal partecipare ai tornei ma il re non le diede ascolto e nell’estate del 1559 partecipò al torneo in onore del matrimonio di sua figlia. L’avversario del re era il conte Montgomery, capitano della guardia reale scozzese e, proprio come il re, aveva un leone per simbolo araldico. Al terzo incontro che i due cavalieri disputarono la lancia di Montgomery si ruppe, scheggiandosi e trafisse la visiera dell’elmo del re; La scheggia perforò l’occhio e la tempia sinistra. Enrico riuscì a resistere ben undici giorni, in preda a dolori tremendi, e infine morì.

La tragica morte del re, che confermava una delle sue profezie trasformò Nostradamus un in un grande e famoso indovino. A un anno dalla morte di Re Enrico II, il primo volume delle sue profezie fu tradotto e stampato a Londra e poi anche nel resto d’Europa.

Dopo la morte del consorte, Caterina de Medici, intraprese un viaggio attraverso la Francia; voleva risollevare gli animi di una nazione piuttosto turbata. Nel 1564 la storica processione, composta da quasi settemila cavalieri reali, fece la sua entrata trionfale nella città di Salon de Provence. La regina, una volta giunta al castello di Salon, mandò a chiamare Nostradamus. L’incontro avvenne nella sala dei ricevimenti del castello, conosciuta anche come “sala del camino”, la regina era ansiosa di conoscere la sorte dei suoi sette figli e il veggente l’accontentò dandole, questa volta, buone notizie, almeno in parte. L’attuale re, Carlo IX, avrebbe vissuto a lungo e in buona salute ma meno positive furono le notizie in merito agli figli. La regina commissionò a Nostradamus l’oroscopo per ciascuno di essi e nell’edizione delle profezie del 1557, Nostradamus scrisse a proposito della famiglia reale: “Di sette Romani a tre saranno ridotti. I più anziani saranno sorpresi da morte”.  Se i sette romani erano davvero i sette figli di Caterina de Medici allora la profezia era corretta. Nel 1576, infatti, solo tre di loro erano ancora in vita, Enrico III, Francesco e Margherita.

Prima famoso, poi leggenda

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L’epitaffio sulla tomba di Nostradamus nella Collégiale Saint-Laurent, a Salon-de-Provence, in Francia. IMg pubblicata con licenza Wikipedia Commons

Nel 1565, Nostradamus completò la decima e ultima centuria. Ormai prossimo ai sessantatré anni, la sua salute cominciò a peggiorare. Soffriva di artrite, gotta, edema. La gotta, in particolare, gli dava sempre più problemi. Alcuni documenti testimoniano che Nostradamus cominciò a scrivere il proprio testamento nel 1566. Decise di lasciare la collezione di libri e di lettere al figlio che avrebbe raggiunto per primo la maggiore età. Suo figlio Cesare ereditò l’astrolabio, che Nostradamus aveva a sua volta ereditato dal nonno. Nel giugno del 1566, dettò al suo segretario personale, Jean Chavigny la sua ultima profezia rivelandogli la data della sua morte. Come da sua previsione, il mattino seguente, Nostradamus fu trovato in piedi nel suo studio, privo di vita.

Nostradamus fu sepolto in una chiesa francescana a Salon. Per duecento anni la sua anima riposò in pace. Poi, nel 1789, approfittando dei disordini della Rivoluzione, alcuni ladri profanarono la sua tomba e Nostradamus divenne leggenda. Secondo la leggenda, quando i profanatori aprirono la tomba trovarono lo scheletro con indosso un medaglione di rame recante la data esatta in cui la tomba sarebbe stata aperta. Quello stesso anno i resti di Nostradamus furono raccolti e trasferiti nella chiesa di Saint Laurent a Salon de Provence. La cappella che ospita i resti di Nostradamus è stata chiamata Cappella Notre-Dame in suo onore e reca la seguente iscrizione:

“Le ossa benedette di Michel Notre Dame, che secondo l’opinione di ogni essere umano, con la sua penna divina profetizzò le catastrofi future con l’ausilio degli astri”.

Nec spe, nec metu
Irene
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