Intervista ad Andrea Favarin

Ave Seers!
Eccoci al secondo appuntamento con le interviste per conoscere meglio il Magico Mondo della Divinazione, questa volta incontriamo Andrea Favarin e il suo modo tutto speciale di leggere i Tarocchi.

Carissimo Andrea, prima di tutto grazie per aver accettato di rilasciare questa intervista, sono molto lieta di averti come ospite, da quello che ho letto in giro (ho fatto i compiti a casa indagato su di te) il tuo percorso non è esattamente esoterico, i tuoi primi studi muovono i passi nell’affascinante mondo del mentalismo, giusto?

Ciao Irene, grazie a te per avermi dato modo di raccontare di questo tema poliedrico e affascinante.
Dunque, in realtà la seconda metà dell’avventura – poi capirai perché non è la prima – iniziò quando nel 2006 ebbi un incidente in moto che mi costrinse a non camminare per un bel po’ di tempo. All’epoca praticavo la Capoeira (arte marziale brasiliana) praticamente ogni giorno, e i miei compagni di allenamento erano come una famiglia per me. Smettere di camminare e allenarmi per quasi un anno, distrusse lo schema di vita che mi ero prefissato. Così, come Arcano XIII vuole, ho dovuto rinascere in un’altra forma. Mi avvicinai a tutto ciò che poteva dare una morfosi del mondo. Ripresi una mia vecchia passione, l’illusionismo, da qui poi giunsi al mentalismo e all’ipnosi, e al teatro, e ovviamente anche la psicologia mi aiutò molto. Più mi avvicinavo alla potenza della fantasia e dell’alterazione della coscienza, più intravedevo una porticina su un mondo sconosciuto. Ma al contempo, la mia attitudine all’aiuto verso il prossimo si arricchiva di strumenti, seppur all’epoca frutto di un processo molto logico e schematico. Direi che l’ipnosi è stato uno spartiacque, la linea di confine tra due mondi. Da un lato la logica e la scienza, dall’altro, un territorio magico ed inesplorato.
Anche se il vero seme dei Tarocchi arrivò molti anni prima, ma soltanto dopo riunii i tasselli.

Come sei approdato, quindi, sull’Isola dei Tarocchi?

Come dicevo, i Tarocchi entrarono nella mia vita da molto prima, dato che mio padre li leggeva. Non aveva studiato, li leggeva in modo intuitivo, aveva un vecchio mazzo, penso lo abbia tutt’ora, e ogni tanto leggeva in modo divinatorio i Tarocchi a chi veniva a trovarci.
Ma io non ci credevo per nulla per cui non ci diedi peso. Anni dopo, all’epoca del mio incidente, quando avevo ventun anni, la ragazza che frequentava mio fratello, una wiccan, regalò a mio padre un mazzo di Tarocchi Dal Negro. Era la prima volta che avevo a che fare con wicca, stregoneria e temi simili, ma come dicevo, non ci davo peso.

E ironia del caso, quella ragazza si chiamava Erika. E io in quel momento anche io ero fidanzato con una ragazza che si chiamava Erica. Ed anche lei leggeva i Tarocchi.
Diciamo che ero circondato dai Tarocchi, ma non lo vedevo, o forse non ero pronto a farlo.

Anni dopo, nel mio periodo artistico, teatrale e mentalistico iniziai ad avvicinarmi al tema esoterico, ed un mio caro amico e compagno di avventure – Stefano Cavanna – mi consigliò il libro La Via dei Tarocchi di Jodorowsky, e studiando i libri di Alejandro mi resi conto di quanto il suo teatro panico, la psicomagia, la metagenealogia e il suo approccio ai Tarocchi fosse affine al mio sentire.

Nello stesso periodo la mia allora convivente mi regalò, quasi per caso, “La Danza della Realtà” sempre di Jodorowsky.
Lessi i Tarocchi per anni e non mi sono più fermato, e per un periodo insegnai a leggerli.
Dopo anni di letture di Tarocchi nei locali torinesi, un giorno, proprio a una lettura, incontrai la Donna Meravigliosa che oggi è mia moglie.
Lei arrivava dal sentire e vivere la Magia in ogni istante.
Insieme poi proseguimmo il cammino attraverso lo sciamanesimo.
I Tarocchi e la Magia si incontrarono così nella mia vita, chiudendo questo strano e bizzarro Cerchio.
Scoprì che mia moglie fumava la pipa, passione che mi trasmise, ed oggi la fumiamo entrambi.
E, ironia della sorte, scoprii che la pipa viene creata con la radice dell’erica, e la pianta di Erica era anche usata per fare le scope, simbolo delle streghe.
Diciamo che la vita aveva seminato lì in bella vista i suoi indizi, ma non avevo ancora gli occhi per vedere.

Cosa ti aspetti dall’utilizzo dei Tarocchi?

In realtà non mi “aspetto”, l’aspettativa è una proiezione, un toglierci dal qui ed ora. Posso dirti come mai li utilizzo, o forse loro utilizzano me.
I Tarocchi sono una cattedrale di archetipi universali, una ragnatela di specchi, ed attraverso questa meravigliosa e magica struttura possiamo elevare il nostro stato dell’Essere, il nostro livello di Coscienza. Nel leggere a mia volta i Tarocchi a chi è in cammino, cerco di veicolare questi archetipi al fine di aiutare la persona ad elevare il proprio Essere, imparando a guardare ciò che identifica come blocchi nella propria vita da una prospettiva differente.
Come dice Marianne Costa, “il problema smette di essere un problema perché il passato, il presente e l’intenzione al futuro diventano un unico gesto di accettazione”.

 Il tuo blog, Il Viaggio del Matto, è una sorta di corso on-line per imparare a leggere i Tarocchi, come mai hai deciso di dedicarti a questa forma di divulgazione?

Più che un corso è un percorso, non rigidamente strutturato. I Tarocchi, come sai, sono nell’inconscio collettivo, ma al contempo sono più pre-giudicati che conosciuti per davvero. Il blog vuole essere un mio dare il contributo a questa meravigliosa opera immortale, portando quella che è stata ed è la mia esperienza lungo la via, che non è mai rigida e statica ma in continua evoluzione. Quindi nel blog non trovi una ferrea e dogmatica dottrina bensì un costante incoraggiamento a sperimentare e sperimentarsi.
Il blog vuole anche far capire che solo la Natura è maestra, e che cercare il Guru, il Maestro, la Verità in termini assoluti non è altro che un allontanarsi dal sentire, è un cercare fuori.
E come ben sai, nel settore esoterico c’è già fin troppo dogmatismo.
In un articolo invito i miei lettori a non fidarsi nemmeno di me, ma di mettere sempre alla prova, a sperimentare in prima persona, più che accettare in modo acritico.
Ognuno deve percorrere la propria via, e nessun altro l’ha percorsa prima.

A proposito del tuo blog, lo hai chiamato “il Viaggio del Matto”, perché? Cosa vuol dire questa carta per te?

L’ho chiamato così innanzi tutto perché vuole essere viaggio, un cammino. Il Matto è il senza numero, che parte senza niente e senza leggi verso un mondo inesplorato. E così, come lui, attraversando ogni archetipo ed esperienza lungo la strada del Tarocco possiamo forse giungere al Mondo, la realizzazione totale, ma essa stessa non è che un nuovo punto di partenza, un nuovo Matto, pronto a ripartire, in una spirale evolutiva infinita.
Il Viaggio del Matto è il trovarsi su una strada ricca di bivi, dove la zona di confort è lasciata alle spalle, dove il caos è origine creativa e dove la volontà di uno schema fisso non è mai raggiunta. Crescita costante e mutevole, così come la vita stessa.
Spero che il nome del blog possa trasmettere questo.

Esistono centinaia di approcci diversi ai Tarocchi e tutti sono ugualmente validi, c’è chi ha un approccio New Age, chi si rifà alla psicomagia, chi, come me, ne fa un uso esoterico, qual è, invece, il tuo approccio. Insomma cosa sono per te i Tarocchi?

Verità è ciò che è utile, dicono, e ciò che può essere utile per me, può non esserlo per te. Quindi, come tu dici, non esiste un approccio sbagliato o giusto o migliore, ma tutti possono essere validi in relazione al proprio livello dell’Essere, anche se poi non esiste livello, ma questo è un discorso lungo e complicato.

I Tarocchi, o meglio il Tarocco, poiché è un unicum, è per me uno scheletro che possiamo far danzare e muovere in molti modi diversi, lo scheletro è rigido ma ci permette di muoverci in infiniti disegni.
I Tarocchi li ritengo uno strano e bizzarro castello di specchi, un pozzo in cui riflettersi al chiaro di luna. Ognuno vedrà un riflesso differente.

Ciò che per me è importante è che questo riflettersi e immergersi, qualunque sia la modalità e l’approccio usato, porti ad evolvere, o meglio al tornare al proprio Essere Essenziale.
Ognuno ha la sua visione delle cose, e attirerà a sua volta consultanti in risonanza a tale modo di immergersi nel pozzo del Tarocco.

Fa parte della meraviglia di questo strumento sacro, mai etichettabile e definibile, e proprio per questo una fonte infinita di saggezza.

Una tua lettura tipo?

Dipende.
Una lettura dei Tarocchi è come una danza a tre, dove io, il consultante e i Tarocchi ci accordiamo ad una Musica. E poiché ogni volta è unica e irripetibile, anche il tipo di lettura cambia e muta. Questo è ovviamente riferito a una lettura fatta a qualcun altro, e non a se stessi.

Diciamo che generalmente inizio con il valutare i quattro centri della persona, mentale, emozionale, istintuale e materiale, per capire se uno dei centri sia sbilanciato o disarmonico. Poi inizia la lettura vera e propria sull’obiettivo posto dal consultante, che però terrà conto di quanto emerso prima, poiché se in una lettura esce ad esempio un blocco dato dalla logica, e nei quattro centri il mentale è sbilanciato, allora significherà una cosa, se invece ad essere sbilanciato è il centro emozionale, che genera una logica illusoria per giustificare l’auto sabotaggio, allora sarà molto diverso.

La mia lettura è molto interattiva e composta anche di esperienze pratiche. Chi mi conosce sa che non è inusuale vedermi far fare ai consultanti lunghe corse in mezzo alla strada gridando, o farli cadere all’indietro nel vuoto per poi essere presi la volo, piuttosto che altre bizzarre cose senza apparente senso logico.
Penso che una lettura di Tarocchi non sia necessariamente una cosa dove si sta “seduti e comodi ad un tavolino”. Se il blocco ad esempio fosse la carta del Matto, come ti faccio vivere la follia se ascolti comodamente seduto su una sedia?

Molti blocchi e schemi che ci impediscono di fluire nella vita sono sbarre mentali frutto di una forzata razionalità che vuole proteggerci dalle paure molto meno razionali che nascondiamo sotto il tappeto, e cercare di smuovere quei blocchi sul loro stesso terreno, attraverso le sole parole, spesso è infruttuoso. Per cui durante una lettura spazio molto tra ciò che va a stuzzicare le emozioni, l’istinto e le nostre zone di confort.

Poi svolgo anche delle letture che definirei più sciamaniche, quindi in stati alterati di coscienza e molto meno metodologiche, ma lo faccio con pochissime persone di cui mi fido e che so essere in cammino e in grado di reggere l’impatto di quello che potrebbe emergere da questo genere di esperienza. Si deve essere consapevoli di cosa potrebbe accadere.

Diciamo che se la lettura è una danza, far fare rock ‘n’ roll acrobatico ad una persona che non ha mai fatto sport in vita sua, potrebbe essere pericoloso.

Quindi più che un tipo di lettura, ho una attitudine alla lettura. Quella di togliere il terreno sotto i piedi per creare un momento profondamente creativo in cui ristrutturare la nostra percezione delle cose, per liberare il nostro immenso potenziale nascosto.

Una delle altre componenti fondamentali del mio modo di leggere i Tarocchi è l’ironia, poiché la risata di cuore è una porta aperta sull’inconscio più di quanto si creda.

Davvero molto interessante, adoro queste cose! Mi sembra di capire che questo tuo modo di leggere le carte nasca sia dalla tua esperienza teatrale sia da quella mentalistica, giusto?

 In realtà penso sia l’opposto. La mia attitudine mi ha portato a cogliere il valore di tutto ciò che è “esperienziale” più che meramente nozionistico, e quindi sono stato attratto dal teatro e dal mentalismo poiché mi permettevano di vivere ed esplorare questa attitudine. Ma è una cosa che ho sempre avuto come caratteristica quella di cercare le esperienze e farle provare agli altri per vivere emozioni in grado di far vedere nuove prospettive.

Sicuramente il teatro e il mentalismo hanno fornito pratica e soprattutto la confidenza necessaria per osare, ma ciò che faccio in una lettura si discosta molto da queste due arti. Perché la teatralità può portare a indossare una maschera mentre il mentalismo a usare una sequenza logica come in una partita di scacchi, mentre quello che faccio in una lettura nasce puramente dall’intuizione, senza predeterminazione alcuna.

Io so che a Torino fai degli “aperitarocchi” cioè degli aperitivi più lettura dei Tarocchi, scusa ma la mia mente fanciullina sta immaginando decine di persone che corrono urlando per la strada con l’aperol spritz in una mano e il tramezzino nell’altra! Tornando ad essere una blogger seria penso che questo tuo approccio sia molto stimolante e si adatti anche bene a momenti come quello dell’aperitivo, tuttavia come reagiscono, in genere i consultanti?

 Ahahahahahhaahah, l’immagine devo dire che è spassosa, anche se non accade proprio in questi termini – anzi, non darmi strane idee che potrei anche pensare di realizzarle!

L’idea dei Tarocchi nei locali è nato quando tanti anni fa mi sono accorto che, nonostante Torino fosse considerata la città magica per eccellenza, c’erano un sacco di pregiudizi e ignoranza sul Tarocco e su quanto potesse essere utile come strumento per lavorare su di sé.

E molte persone non avrebbero mai prenotato un appuntamento da un cartomante o un tarologo, anzi pochi conoscono la differenza tra i due termini, ma nonostante questo tutti quanti, nel profondo, vorrebbero provare una lettura dei Tarocchi una volta nella vita.

Così ho pensato di portare i Tarocchi – e a Torino non sono stato certo il primo a farlo, non mi voglio attribuire meriti – in un ambiente conviviale e rilassato, togliendo l’aura nera e pesante che aleggiava intorno al tema. Così, mentre una persona si gode un bicchiere di vino e chiacchiere amiche, magari trova il coraggio per dire “massì, proviamo!”.

Un modo per divulgare questa forma d’arte e farla arrivare a quante più persone possibili, insomma.

Così questo tipo di evento è diventato itinerante e a Torino ha toccato ventisei locali diversi, oltre al il parco del Valentino.

Ma nonostante sembri un orario di cazzeggio, le persone quando si siedono prendono la cosa molto seriamente, quindi niente tramezzini volanti o spritz che fuggono. Purtroppo, ahahahah.

Come dicevo l’ironia è molto potente, così quando si siedono, sorridendo e scherzando dato l’ambiente, hai persone molto aperte emotivamente, e quando devi entrare e sai come entrare e andare a toccare le corde giuste, quella giocosità si rivela uno strumento fantastico.

Riguardo a gente che grida in strada, beh, l’ultima volta una ragazza ha fatto cento metri correndo sui tacchi, è ritornata indietro correndo a centro strada, appena è tornata l’ho fatta cadere all’indietro dicendole di lasciarsi andare e che l’avrei presa io, e in quel momento tutta quella giocosa risata è esplosa in un pianto catartico. Dolo l’ho sollevata in braccio come se fosse stata una bimba e l’ho riportata nel locale, continuando la lettura.

Nessuna frase avrebbe avuto lo stesso impatto.
Sicuramente per chi guarda da fuori – tipo le amiche della persona – è qualcosa di folle da etichettare sotto “lettura dei tarocchi”, ma non me ne curo.
Ovviamente nei locali è solo una lettura veloce ed è la punta dell’iceberg di quello che può essere una sessione intera, ma già in quei contesti si possono fare cose molto bizzarre.

Finalmente qualcuno che sa che Tarologo e Cartomante non sono la stessa cosa! Come ti definiresti? Un Tarologo o un Cartomante? Stai attento a come rispondi perché io sono una cartomante e ci tengo pure (risata malefica, molto malefica)

 Adoro le minacce, ahahahahah!

Ovviamente, in quanto non amante dei dogmi, mi definirei un ibrido tra le due definizioni, ma magari spieghiamo un attimo la differenza.

“Manzìa” deriva dal greco e significa indovinare, carto-manzia significa appunto “indovinare attraverso le carte”, quindi una forma di divinazione, cioè fornire un risposta usando le carte come mezzo per entrare in contatto con la divinità. Sebbene erroneamente, di solito si tende a riassumere questo processo con l’espressione “predire il futuro”, la vera essenza della divinazione sta nel rapporto con la divinità. Indovino, proviene da Mantis”, che in greco, viene dal verbo «mainein», «essere in delirio», «in estasi», cioè in stato alterato di coscienza perché invasi o posseduti dal Dio. La stessa parola “indovino” e “indovinare” derivano dal latino Divinùs, in altre parole “proprio del Dio”. Come sappiamo la Divinazione, con qualunque strumento sia eseguita non ha il compito di indagare solo sul futuro, ma è sempre un’attività che presuppone l’intervento di forze sovrannaturali.

“Logìa”, sempre dal greco, significa “discorso, espressione”, quindi taro-logia indica lo studio, il discorso e il ragionamento attraverso i Tarocchi. In questo caso non necessariamente si ricorre all’intervento divino o sovrannaturale.

Sicuramente sono più affine alla tarologia, anche se in rare occasioni io pratichi anche la cartomanzia.

Qual è la carta che temi di più e per quale motivo?

Sarebbe come dire quale nota non ci piace del concerto per pianoforte e orchestra n.25 di Mozart.

Ognuna delle settantotto carte del mazzo di Tarocchi – e chi legge solo i maggiori a mio avviso si perde molto –  è una nota della Sinfonia.
Ed ognuna è perfetta così com’è e vanno ascoltate tutte, interpretate e vissute nel loro insieme.
Ti spaventa una carta solo quando smetti di ascoltare la sinfonia e ti concentri solo un particolare.
Sarebbe come se nella mia vita guardassi con la lente d’ingrandimento il dolore di quando mi è esplosa la caviglia dodici anni fa cadendo dalla moto.
Ma nella Sinfonia della mia vita, quel dolore è perfetto.
Ci possono essere carte che non mi risuonano in un particolare periodo, o raffigurazioni della stessa carta ma in mazzi differenti che per mio retaggio culturale mi stridono.
Ma questo non è altro che un invito dei Tarocchi a specchiarmi nel mio pozzo al chiaro di luna per imparare a conoscermi un po’ di più.

Bene Andrea, io mi sono davvero tanto divertita e spero che sia stato lo stesso per te. Sono piacevolmente stuzzicata dal tuo approccio alla tarologia e chissà che prima o poi non ci scambiamo i consulti, sarebbe carino proprio perché abbiamo approcci per certi versi antitetici, ma è proprio ciò che serve per crescere, come ci insegna l’Appeso a volte per andare avanti bisogna cambiare prospettiva e per farlo dobbiamo lasciare qualcosa, uno spazio vuoto nel quale l’altro, il nuovo, l’inaspettato trova posto. Io spero che per i lettori questa intervista sia stata come per me stimolante e arricchente, e come in una seduta vera e propria lascio che sia tu, a chiudere il cerchio, cosa vuoi dire ai miei lettori?

Per lo scambio di letture, cara la mia cartomante, questo tarologo non vede l’ora e la pensa esattamente come te, più esperienze si fanno più si allargano i propri confini!
Riguardo ai lettori, quello che vorrei dire è questo:

“Mettetevi in gioco, sperimentate, abbandonate gli ormeggi.
Chissà che un giorno incontriate il Matto che passeggia sul dirupo, o chissà che un giorno scopriate che quel matto siete voi, che sicuri nel vostro terrapieno, vi perdete tutto il panorama.”
Bene Seers,
seguite Andrea sulla pagina Facebook attraverso la quale potrete approfondire la conoscenza del suo metodo, restare aggiornati su suoi articoli e conoscere anche dove e quando partecipare ai suoi aperitarocchi!
io vi saluto e vi auguro, come sempre di vivere nec spe, nec metu
Bimbasperduta.

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