Spiritualità: delle difficoltà e delle gioie

Walter_Crane_(1845-1915)_-_My_Soul_is_an_Enchanted_Boat

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Il significato di questo proverbio è che spesso le cose sono molto diverse da come noi ce le immaginiamo perciò realizzare un progetto è un po’ come imbarcarsi per un lungo viaggio in mare; quando il progetto è finalmente realizzato è come se approdassimo ad una terra lontana miglia e miglia dal porto che ci ha visti partire, una terra che non somiglia a nulla o quasi di ciò che avevamo visto o immaginato prima.
La spiritualità non fa eccezione a questa regola, anzi, posso dire che la conferma in modo preciso e assoluto.
Le esperienze spirituali sono sempre diverse da come ce le aspettiamo, da come ce le siamo figurate in base ai racconti dei mistici, degli sciamani e dei ricercatori. L’inganno più comune riguarda il percorso stesso e la figura dell’iniziato che lo percorre.

Ci aspettiamo che chi percorre un sentiero spirituale sia in un certo senso diafano e staccato come l’angelo del quadro più sopra; ci aspettiamo che, anche noi, man mano che avanziamo in questo percorso saremo più staccati, sereni, equilibrati come i personaggi dei libri e dei film che abbiamo visto sull’argomento, crediamo che comprendere una verità, digerirla e attuarla sia un tutt’uno perché per semplificare le cose nei miti, nei romanzi e nei film il protagonista non appena raggiunge una consapevolezza cambia completamente e improvvisamente la sua vita e il suo modo d’agire. Così, quando intraprendiamo un percorso spirituale e iniziamo a praticare yoga o tai-chi, oppure ci incamminiamo per un sentiero sciamanico o ci si iscrive alla mia bellissima scuola di cartomanzia (un po’ di vanità devo averla se no non sembro abbastanza umana – scherzo, ovviamente) ci aspettiamo di veder cadere i nostri condizionamenti come le lattine del tiro al bersaglio e quando ci accorgiamo che essi continuano ad agire su di noi nonostante ne abbiamo presa coscienza ci sentiamo frustrati e delusi da noi stessi. Pensiamo di aver sbagliato qualcosa o di non essere abbastanza bravi o svegli. Questo, all’inizio, provoca molta sofferenza, molti dubbi e pianti. Ci fa credere di essere regrediti invece che migliorati e ci si potrebbe persino disperare, alcuni, arrivano a gettare la spugna.
Non riuscire a rinunciare subito ad un atteggiamento mentale negativo o ad un’atteggiamento dispersivo delle nostre energie non è sintomo che abbiamo sbagliato tutto ma solo del fatto che siamo umani. Perdere delle abitudini richiede molto tempo e molta pazienza, la nostra mente e il nostro spirito sono esattamente come il nostro corpo: necessitano di allenamento per imparare a fare bene qualcosa.
Vi aspettereste mai di correre per dieci km di fila il primo giorno di allenamento? Ovvio che no. Forse, il primo giorno, potreste essere stanchi dopo solo cinquecento metri (io di sicuro) e potreste continuare ad essere stanchi dopo cinquecento metri per ancora molti giorni, forse anche per un mese o più. Alcuni giorni potreste, addirittura stancarvi prima ma, se continuerete con costanza a correre e allenarvi, tutti i giorni, un giorno vi accorgerete di aver superato il limite dei cinquecento metri, scoprirete di poter correre più a lungo e così via, limite dopo limite. Per tutto il resto è la stessa identica cosa e non parlo solo della meditazione.
ayahuasca-11-1128pxQuasi tutti arrivano a comprendere che giungere al silenzio e la concentrazione della mente è esattamente come imparare a correre per molti chilometri ma quasi a nessuno viene in mente che è così anche per tutto il resto, anzi è così sopratutto per il resto.
Come? Cos’è “tutto il resto?” La maggior parte della gente immagina che “tutto il resto” siano viaggi in mondi spirituali, capacità di vedere spiriti ad ogni angolo della strada, condurre le anime dei defunti “verso la luce” avere visioni come se si mangiasse pane ed lsd e così via. E’ vero, queste cose ci sono ma non in questa misura e non solo non sono il resto, ma non sono neppure la parte più difficile di tutto il percorso.
La parte difficile è rinunciare, ad esempio, alla pigrizia, oppure smettere di autocommiserarsi o di usare un linguaggio scurrile, in altre parole, la parte difficile è operare in se stessi un cambiamento così profondo e totale da esprimersi attraverso una miriade di piccole cose quotidiane alle quali non prestiamo neppure attenzione ma che segnano la differenza tra un guru, un iniziato e un profano.
Il silenzio soave che aleggia intorno ai maestri non è il risultato di meditazioni trascendentali, semmai la trascendenza è una conseguenza di quel silenzio. Quel silenzio, quell’energia che aleggia intorno ad un maestro e che vi porta ad approcciarvi a lui con una certa riverenza è il risultato di un lungo lavoro su se stesso, portato avanti con amore, disciplina e, sopratutto, costanza.

L’I-ching dice spesso: “perseveranza reca salute“.
Da un punto di vista divinatorio so che vuol dire che mantenersi fedeli a se stessi, oppure procedere per il cammino intrapreso o ancora perseguire con decisione il proprio fine porta alla riuscita o è comunque positivo ma solo recentemente ho compreso il significato profondo, quasi esoterico di questa frase.

perseveranza reca salute

Durante il mio percorso inciampo spesso. Non parlo solo dei momenti di sconforto o delle esplosioni di rabbia. Parlo, sopratutto, dei piccoli cedimenti come, ad esempio, combattere contro il disordine che continua a divorare la mia scrivania e il mio armadio e, a volte, la mia casa. Oppure delle difficoltà che incontro ogni giorno a liberarmi delle paure o emanciparmi dai condizionamenti e dai pregiudizi, positivi o negativi che siano. Ho scoperto che anche per queste cose è come per la corsa. Non importa se anche oggi non sono riuscita a rimettere in ordine la mia scrivania dopo il lavoro, se persevero un giorno mi accorgerò che la mia anima è in armonia e che la scrivania è ordinata e pulita.
Anni fa lessi una frase del Dalai Lama che mi ha accompagnata al punto di entrare a far parte del mio inconscio e mi ha aiutata moltissimo a scalare la Montagna di Luce e Serenità. Purtroppo non ricordo alla lettera cosa lessi e sebbene abbia trascorso un’ora a spulciare inutilmente il libro (per chi fosse interessato: “la strada che porta al vero”) perciò non potrò avvalermi di un’elegante citazione ma offrirvi solo un prosaico ricordo.
Quando decidiamo di fare qualcosa, di ottenere un determinato risultato, dirigiamo verso questo la nostra volontà, ciò fa si che, sebbene impercettibilmente, noi ci adoperiamo per raggiungere quel risultato.

Perciò siate sereni. L’unica cosa davvero importante è che la vostra pratica spirituale sia
costante e sincera e ogni nodo si scioglierà con naturalezza.

Nec spe, nec metu
Bimbasperduta.

3 risposte a “Spiritualità: delle difficoltà e delle gioie”

  1. Perseverare….. Credo tu abbia perfettamente ragione. La difficoltà (parlo di me naturalmente) é iniziare…..certe zavorre sono difficili da staccare. Lunedì ho la mia prima lezione di Yoga….chissà che non sia la prima di una lunga serie. Perseverare reca salute. Grazie

  2. Ciao Sakumi,
    già chissà che non lo sia, io farò il tifo per te. Un grande abbraccio.

    1. Si Irene, anxh’io continuo a cadere. Un tempo mi frustravo per questo por compresi e l’umiltá mi tiene per mano e con il cuore aperto mi accingo sulla strada della mia evoluzione. Ti abbraccio

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