In questo momento molti bimbi stanno nascendo. Moltissimi altri bimbi stanno morendo, in ospedali, come grovigli di tubi per l’ossigeno e il nutrimento, altri per strada, nel fango e nella polvere, altri ancora a casa tra braccia amorevoli. Negli stessi ospedali, per le stesse strade, in molte altre case muoiono madri e padri, giovani e vecchi. Si ammalano molte persone e finiscono i loro giorni nella sofferenza. Altrettante coppie, nel mondo, si stanno sposando, e milioni di giovani stanno innamorandosi.
E ancora milioni sono coloro che divorziano o che, invece, vanno a convivere. Là dove la ghianda è morta nasce la quercia e in questo istante, da qualche parte nell’universo nascono intere galassie ma, davanti all’eternità, persino l’universo è un piccolo luogo sperduto, quanto, allora, siamo piccoli noi? Noi, che troviamo sia lontano l’orizzonte? E quanto sono insulsi i nostri problemi davanti al nascere della vita e al sopraggiungere della morte? Che noi ridiamo o piangiamo il sole tramonterà questa sera e sorgerà domani e se domani il nostro sole non si leverà, si leverà quello di tutti gli altri e quando il nostro piccolo pianeta azzurro non sarà più, in mille altre galassie i soli sorgeranno ancora e ancora.
Il Matto, il Diavolo, l’Appeso.
Sono il matto, il diavolo mi tenta per impedirmi di giungere al luogo dell’iniziazione. Sono il Matto, sono l’Appeso: il Diavolo, Satan, l’avversario, stende trabocchetti sul mio cammino ma io resisterò oggi e per sempre. Dondolerò, appesa alla mia corda al ritmo del vento e canterò folle di allegria con gli uccelli, che scendano pure i denari dalle mie sacche, che siano radici i miei capelli e rami i miei piedi. Domani il sole sorgerà di nuovo e forse, chissà, mi vedrà vincitrice.
Nec spe nec metu
Bimbasperduta
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