Mettendo ordine fra le mie tante scartoffie, ho trovato questa vecchissima poesia che cercavo da tempo poichè in essa è racchiuso un concetto che ribadisco spesso nei miei corsi e seminari, sia fisici sia on-line: la musica ancestrale.
Spesso dico che tale musica è universale e particolare assieme, che si tratta della musica stessa della terra e che bisogna imparare a danzarla per essere un buon cartomante, un buon esoterista o anche solo percorrere serenamente la via. Un’altra cosa che dico spesso è che essa pur essendo universale ha una voce diversa in ogni terra, un ritmo, un profumo, in questa poesia c’è il ritmo, il profumo, la voce della mia terra, spero che anche voi troverete la vostra.
Notte chiara: manto di velluto blu
trapuntato di spilli argentei che
riflettono le foglie splendenti
d’ulivi che simili ad anime d’antenati
innalzano le braccia la cielo mentre
guarda gli spettri silenziosi
d’un giorno infuocato. Giorno
dannato da un sole che governa
implacabile e gaio stagioni dense di
odori. Sole che solca i volti duri di gente
che ha negli occhi i secoli. Secoli
di lavoro, passati a seguire il corso
della Natura fino ad avere
nel sangue la terra. Secoli di dolore, trascorsi
ad ubriacarsi di una strana allegria malinconica
ammantati in un calore chiassoso e popolano.
Filari d’ulivi chiudono l’occhio a questo mondo
ermetico, antico, popolato da sguardi loquaci e
lingue silenziose, da Laùri, fate, folletti
storie, leggende. Campagna di terra gialla e nera,
arsa dal sole, aspra selvaggia e silenziosa: dalle tue viscere
innalzi una musica ancestrale fino alle più alte vette
dei cieli e accogli la stessa musica dalle vette siderali
fin nelle tue viscere più oscure.
Bimbasperduta 1998 – Francavilla Fontana
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