Storia dell’Appeso

storia dell'Appeso

La storia dell’Appeso, una delle carte più emblematiche e particolari. Le origini della sua iconografia e del suo simbolismo. Si tratta di una delle carte più emblematiche e particolari del mazzo attorno alla cui simbologia sono stati scritti molti libri e fatte molte ipotesi.

Lo studio della sua storia apre nuovi orizzonti sul suo significato simbolico e divinatorio.

Come tutte le lame dei Tarocchi, l’Appeso si riferisce, originariamente, a figure e usanze  tipiche del Medioevo e da queste trae la sua simbologia.

In particolare questa carta si riallaccia a una serie di torture e supplizi molto usati in epoca medievale. In realtà questa tortura è antichissima ed era già applicata dai Romani per ladri e prigionieri, noi la conosciamo come il «Supplizio della Croce», reso famoso dal Cristianesimo, che nel Medioevo conobbe ben sette versioni differenti.

Il supplizio della corda

Lo scopo principale della tortura non era semplicemente la morte del condannato, egli doveva si morire ma solo dopo aver confessato il suo crimine. Una volta che avesse confessato, egli meritava il perdono. A questo punto, però, nasceva una seconda necessità, purificare il suo spirito attraverso la sofferenza, compito al quale adempiva una morte lenta e dolorosissima.
Tutti i supplizi adoperati dal Medioevo a oggi (perché la tortura è ancora praticata, purtroppo, ed anche in paesi considerati «civilissimi») hanno come principale scopo quello di indurre dolore nel condannato senza ucciderlo in modo tale da convincerlo a confessare.
Il supplizio per sospensione prevedeva, quindi, sette varianti secondo la crudeltà del boia o dell’inquisitore e gli obiettivi che si volevano raggiungere.

La variante più antica

Il più classico e antico era la crocefissione a testa in su o a testa in giù. Molto probabilmente, però, essendo questo lo stesso supplizio subito da Gesù, San Pietro e i primi martiri cristiani nel Medioevo si preferirono altri tipi di sospensione per non rischiare d’esser blasfemi.
Alcuni torturati erano appesi per un solo braccio o entrambi, con pesanti pietre appese ai loro piedi. Solitamente, invece, le donne erano sospese per i capelli. Esisteva, infine, la sospensione del malcapitato per una sola gamba ad una trave o a una croce a «T», ovviamente con le braccia immobilizzate dietro la schiena affinché non potesse liberarsi o anche solo scacciare corvi e insetti che andavano a nutrirsi letteralmente delle sue carni.

Il Traditore o Giuda

Originariamente la carta era chiamata anche «il Traditore» oppure «Giuda», forse in riferimento al supplizio cui venivano sottoposti i traditori e i ladri e cioè la tortura del «pendolo».

Il torturato era legato ad un piede all’estremità di una corda. Il piede libero era legato, piegato al ginocchio della gamba opposta. A questo punto, il boia tirava la corda issando il malcapitato che saliva velocemente a una grande altezza. Quest’ascesa era, quindi, interrotta bruscamente provocando spesso la fuoriuscita dell’omero dalla scapola ma non la morte (se il boia era abile) del torturato che (dopo il trattamento) diventava molto ben disposto a collaborare con gli inquisitori.

Tratto da:

L’appeso

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